Sei sgarbato a lavoro: ti licenziano in tronco I Approvata la legge, la Cassazione conferma, il tuo contratto di assunzione diventa carta straccia
Licenziato perché troppo sgarbato: è accaduto davvero e la legge approva. Da oggi meglio fare attenzione ai propri modi.
Il licenziamento da proprio posto di lavoro non è mai una bella esperienza. Significa perdere il proprio sostentamento.
Ma non è così facile essere licenziati. I motivi infatti devono essere precisi, e sono per esempio la sopravvenuta inidoneità fisica, la soppressione del posto, l’impossibilità di essere impiegato in altre mansioni. E altri.
C’è però il licenziamento per giusta causa, una carta in mano al datore di lavoro che gli consente di rescindere il contratto senza preavviso. Anche in questo caso però occorrono precise motivazioni. E una di queste può essere che tu sei troppo sgarbato.
Sembrerà strano ma lo ha sancito la Cassazione: il lavoratore troppo sgarbato può essere allontanato in maniera permanente dal proprio posto di lavoro.
Licenziamento per giusta causa se sei troppo sgarbato
Il caso nello specifico riguarda il dipendente addetto al banco macelleria di un supermercato licenziato per aver usato modi e toni aggressivi e volgari nei confronti di un cliente. C’è da dire che in primo grado il suo ricorso era stato dapprima accolto.
Ma la Corte d’Appello di Cagliari ha ribaltato la sentenza e confermato il licenziamento, segnando un punto di svolta sull’argomento. L’ordinanza n. 26440 del 10 ottobre 2024 è destinata a passare alla storia. Ma quali fattori hanno determinato tale legittimità?
I fattori determinanti
La decisione dei giudici è stata giustificata, riporta tosieassociati.it, perché di fatto viola una delle norme del contratto collettivo del lavoro dipendente, la 233, che recita: “Il lavoratore ha l’obbligo di osservare nel modo più scrupoloso i doveri e il segreto di ufficio, di usare modi cortesi col pubblico e di tenere una condotta conforme ai civici doveri”. Inoltre, fa sapere il sito citato, non solo il dipendente non ha chiesto scusa, ma ha perpetrato il suo comportamento che è degenerato in una vera e propria lite che ha generato uno “spettacolo indecoroso e preoccupante”.
Inoltre, a pesare sulla decisione, la condotta passata del soggetto, che pare, fosse caratterizzata da “una ripetuta inosservanza delle regole aziendali”. E dato che in passato in un caso simile al lavoratore che aveva fato ricorso i giudici avevano dato invece ragione, la Corte “ha sottolineato che la giusta causa rappresenta una clausola generale, il cui contenuto viene definito dal giudice attraverso la considerazione di fattori esterni e principi sottesi”.