A zonzo per il web durante le ore di lavoro? Nuova sentenza della Cassazione è una doccia fredda | Licenziamento in tronco
Lo dice la legge, se ti beccano online rischi direttamente il posto di lavoro: è intervenuta la Cassazione.
Il mondo del lavoro sta subendo moltissime trasformazioni e ormai una buona percentuale di quanto veniva eseguito con metodi analogici e di persona oggi è possibile espletarlo online e da remoto, generalmente in modo molto più semplice.
Per non parlare, inoltre, di come la pandemia ha fatto sì che lo smart working diventasse quasi un diritto per alcuni tipi di lavoratori che possono essere efficienti allo stesso modo da casa propria – in certi casi anche di più – invece che perdendo tempo e soldi con i trasporti per raggiungere l’ufficio.
Internet, dunque, è ormai essenziale, sia in smart working che in ufficio, per moltissimi tipi di professioni, ma si può incorrere in un licenziamento in tronco se si utilizza il web durante l’orario di lavoro per effettuare ricerche che attengono alla sfera personale.
Nello specifico, questo tipo di condotta va violare degli obblighi contrattuali, spesso indicati dalle compagnie se non nel contratto in policy aziendali interne o regolamenti informatici che vietano l’utilizzo di internet per scopi personali. Ecco in che modo è disciplinata la questione dalla legge e cosa dice l’ultima sentenza della Cassazione.
La sentenza della Corte di Cassazione
Giunta a dover esprimere una sentenza in merito a un caso specifico, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di una dipendente che aveva passato più tempo su Internet che a lavorare: infatti, la cronologia del suo computer dimostrava un uso eccessivo per scopi personali, ben oltre il tollerabile.
La sentenza in questione è la n. 3133 del 1° febbraio 2019, ma vi sono anche altri esempi analoghi che vanno a rinforzare questo tipo di legittimità in casi molto simili, disciplinati dalla stessa Cassazione e in un caso dal Tribunale di Bari. Dunque, quali sono i limiti imposti dalla legge?
Il regolamento in caso di uso improprio di internet a lavoro
Per poter applicare sanzioni disciplinari o persino giungere al licenziamento di un dipendente per uso di internet improprio nel corso dell’orario di lavoro bisogna avere delle prove.
Questa legittimità, dunque, verrebbe a mancare nel caso in cui i datori di lavoro venissero a trasgredire le norme sulla protezione dei dati e sulla privacy quando raccolgono prove per contestare comportamenti scorretti dei dipendenti: questo vale per qualunque tipo di comportamento scorretto.