Cercano di sterminare una colonia di serpenti velenosi su una isola ma scelgono l’animale sbagliato per farlo | Un errore costato 50 anni
Come eliminare una colonia di serpenti velenosi e commettere un errore gravissimo che causa un danno maggiore. Ci sono voluti 50 anni per rimediare.
Avete mai sentito il detto “quando la toppa è peggio del buco”? Ovvero quando si cerca di rimediare ad un errore, ad una gaffe o simili, commettendone uno più grande con il risultato di peggiorare le cose.
È esattamente quello che è successo su un’isola, dove imperversavano dei serpenti velenosi. Il Governo ha pensato alla maniera migliore per eradicare il problema alla radice.
Così si è pensato: per eliminare un animale, ne inseriamo un altro che possa distruggerlo. Peccato che le cose non sono andate esattamente come preventivato.
Alla fine il rimedio è diventato a sua volta un problema, e ci sono voluti ben 50 anni per risolverlo. Questa storia dovrebbe insegnarci qualcosa.
Serpenti velenosi: quando la soluzione diventa il problema
I fatti sono accaduti nell”isola giapponese di Amami Ōshima, nella prefettura di Kagoshima. Nel 1979 qui è stata fatta una scoperta incredibile: il coniglio di Amami, considerato un “fossile vivente”, presente ormai solo su quest’isola e su un’altra. Animalia.bio spiega: “Il coniglio di Amami è l’ultimo rappresentante rimasto di un’antica linea evolutiva di conigli diffusa un tempo nel continente asiatico, ormai estinta altrove e sopravvissuta soltanto su queste due piccole isolette giapponesi”.
Ma sull’isola Amami Ōshima questo rarissimo coniglio aveva un predatore: i serpenti. Questo rappresentava un grosso rischio per la sopravvivenza degli ultimi esemplari di una razza quasi estinta. E per questo è stato deciso di introdurre un animale che cacciasse i serpenti. Senza però considerare i rischi.
Una questione durata 50 anni
Il governo giapponese così quell’anno ha introdotto nell’isola 30 esemplari di mangusta, che notoriamente si ciba di serpenti, anche. Ma non solo. Il problema è che questo animale ha iniziato a cacciare anche altre specie presenti sull’isola, che prima non avevano nessun predatore. E tra queste anche lo stesso coniglio di Amami, vanificando di fatto gli sforzi per preservarne la sopravvivenza.
Le manguste tra l’altro si sono moltiplicate esponenzialmente, arrivando a circa 10mila esemplari nel 2000. Questo ha reso necessario prendere dei provvedimenti, e dopo le trappole, sono state istituite delle vere squadre cattura mangusta. Da allora, anno dopo anno, le squadre hanno lavorato per riuscire a eliminare tutti gli esemplari presenti sull’isola. Pare che solo nel 2018 sia stata data la bella notizia: tutte le manguste sono sparite, e le specie autoctone che erano a rischio stanno piano piano tornando alla normalità.