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Cercano di sterminare una colonia di serpenti velenosi su una isola ma scelgono l’animale sbagliato per farlo | Un errore costato 50 anni

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Un serpente – Lineadiretta24.it (foto di Donald Tong da Pexels)

Come eliminare una colonia di serpenti velenosi e commettere un errore gravissimo che causa un danno maggiore. Ci sono voluti 50 anni per rimediare. 

Avete mai sentito il detto “quando la toppa è peggio del buco”? Ovvero quando si cerca di rimediare ad un errore, ad una gaffe o simili, commettendone uno più grande con il risultato di peggiorare le cose.

È esattamente quello che è successo su un’isola, dove imperversavano dei serpenti velenosi. Il Governo ha pensato alla maniera migliore per eradicare il problema alla radice.

Così si è pensato: per eliminare un animale, ne inseriamo un altro che possa distruggerlo. Peccato che le cose non sono andate  esattamente come preventivato.

Alla fine il rimedio è diventato a sua volta un problema, e ci sono voluti ben 50 anni per risolverlo. Questa storia dovrebbe insegnarci qualcosa.

Serpenti velenosi: quando la soluzione diventa il problema

I fatti sono accaduti nell”isola giapponese di Amami Ōshima, nella prefettura di Kagoshima. Nel 1979 qui è stata fatta una scoperta incredibile: il coniglio di Amami, considerato un “fossile vivente”, presente ormai solo su quest’isola e su un’altra. Animalia.bio spiega: “Il coniglio di Amami è l’ultimo rappresentante rimasto di un’antica linea evolutiva di conigli diffusa un tempo nel continente asiatico, ormai estinta altrove e sopravvissuta soltanto su queste due piccole isolette giapponesi”.

Ma sull’isola Amami Ōshima questo rarissimo coniglio aveva un predatore: i serpenti. Questo rappresentava un grosso rischio per la sopravvivenza degli ultimi esemplari di una razza quasi estinta. E per questo è stato deciso di introdurre un animale che cacciasse i serpenti. Senza però considerare i rischi.

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Le manguste – Lineadiretta24.it (foto di Mike Bird da Pexels)

Una questione durata 50 anni

Il governo giapponese così quell’anno ha introdotto nell’isola  30 esemplari di mangusta, che notoriamente si ciba di serpenti, anche. Ma non solo. Il problema è che questo animale ha iniziato a cacciare anche altre specie presenti sull’isola, che prima non avevano nessun predatore. E tra queste anche lo stesso coniglio di Amami, vanificando di fatto gli sforzi per preservarne la sopravvivenza.

Le manguste tra l’altro si sono moltiplicate esponenzialmente, arrivando a circa 10mila esemplari nel 2000. Questo ha reso necessario prendere dei provvedimenti, e dopo le trappole, sono state istituite delle vere squadre cattura mangusta. Da allora, anno dopo anno, le squadre hanno lavorato per riuscire a eliminare tutti gli esemplari presenti sull’isola. Pare che solo nel 2018 sia stata data la bella notizia: tutte le manguste sono sparite, e le specie autoctone che erano a rischio stanno piano piano tornando alla normalità.