Tonno in scatola, parlano i nutrizionisti: ecco quante volte puoi mangiarlo per non intossicarti
tonno in scatola possiamo mangiare a settimana per non correre il rischio di un’intossicazione da metalli pesanti? I nutrizionisti fanno chiarezza.
Versatile, pratico, buono e anche leggero: il tonno in scatola è un vero alleato in cucina, soprattutto d’estate. Si presta infatti a mille abbinamenti, ed è perfetto anche da solo.
Che sia al naturale o sott’olio, tutti lo utilizziamo, anche più volte a settimana. Per un veloce piatto di pasta, per un gustoso panino, per piatti più elaborati, è utilissimo averlo sempre in dispensa.
Ma sul suo consumo ormai si sente di tutto, e il contrario di tutto. Fa male, fa bene, meglio evitare. Ma dove sta la verità?
Proviamo a capire cosa ne pensano i nutrizionisti e cosa dicono gli ultimi studi scientifici in merito. La verità potrebbe sorprenderti.
Tonno in scatola: quanto mangiarne
Quando si parla di tonno in scatola si sente spesso dire che contiene troppo sale e che le persone che hanno problemi di ipertensione o di ritenzione idrica dovrebbero evitarlo. La verità è che in una classica scatoletta da 80 grammi, il cui peso sgocciolato del tonno equivale a 52 grammi, possiamo trovare mediamente 0,16 grammi di sodio. E sai a quanto equivalgono? A circa una fetta di pane di 50 grammi, e anche a 100 grammi di mozzarella. Che mangiamo tranquillamente. Quindi perché demonizzare il tonno?
Anche per quanto riguarda il mercurio che conterrebbe in maniera massiccia e che causerebbe seri problemi di salute, le cose potrebbero stare diversamente. Secondo alcuni studi per subire un’intossicazione da mercurio dovremmo mangiarne ben 60 scatolette a settimana, un numero decisamente sproposito a cui nemmeno ci avviciniamo. Le linee guida più aggiornate indicano un numero di 3 scatolette a settimana concesse.
La verità
Ovviamente il tonno fresco è meglio di quello in scatola, ma quest’ultimo è comunque un’ottima alternativa poiché ugualmente ricco di proteine nobili, vitamine e grassi buoni. Andrea Poli, esperto in Farmacologia e presidente di Nutrition Foundation of Italy – NFI, spiega a Lacucinaitaliana: “Grazie al trattamento termico cui è sottoposto che non impoverisce nessuno dei nutrienti essenziali presenti, il pesce in scatola mantiene di fatto le stesse proprietà del pesce fresco”. È la cottura, a fare la differenza, sottolinea: “In cucina, attenzione alle modalità di trattamento e di cottura del pesce prima del consumo: la frittura ne riduce, in modo probabilmente marcato, gli effetti protettivi, che sarebbero invece mantenuti da tecniche meno aggressive. Nessuna perdita nutrizionale o funzionale significativa si osserva per contro nella preparazione del pesce in scatola”.
Anzi, a sorpresa, secondo una nuova ricerca condotta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, “consumare due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a 160 g) riduce del 34% il rischio di insorgenza di tumore al colon-retto. La stessa ricerca ha evidenziato che inoltre il pesce in scatola ha un ruolo favorevole nel ridurre il rischio di insorgenza di tumori del cavo orale, della faringe e dello stomaco”. Come sempre, in cucina sono gli eccessi che vanno evitati.