Piscina killer, terrore per l’ameba ‘mangia cervello’: si contano già tre morti in due mesi
Tre decessi in due mesi a causa dell’ameba mangia cervello che prospera nelle “piscine killer”. Attenzione all’acqua contaminata.
Sale a tre la conta dei decessi per un terribile parassita soprannominato ameba mangia cervello. L’ultimo caso è un adolescente di 14 anni.
Prima di questo altri due casi sono stati segnalati per lo stesso motivo. Il 21 maggio si è trattato di una bambina di 5 anni, e il 21 giugno è toccato ad una bambina di 13.
Ma di cosa si tratta? Che cos’è la terribile ameba mangia cervello, e soprattutto, come si insinua nel nostro organismo?
Approfondiamo l’argomento e cerchiamo di capirne di più per poterci proteggere al meglio.
Piscina killer: l’ameba mangia cervello
Per capirne di più leggiamo cosa dice il professore Antonio Cascio, ordinario di malattie infettive all’Università di Palermo e direttore della U.O.C. “Malattie Infettive” del Policlinico “Giaccone”, intervistato sulla questione dal sito Insanitas. Il professore ha spiegato: “Si tratta di un gruppo di protozoi […] e si trovano nell’ambiente come forme vegetative infettanti. L’infezione da amebe a vita libera è una malattia umana rara ma molto pericolosa, anche in individui immunocompetenti”. L’infezione che avviene in seguito al contatto con uno di questi, la Naegleria, porta alla morte nel giro di tre giorni e i sintomi sono “lieve febbre, cefalea e segni neurologici focali”.
Come si prende questa terribile infezione? Entrando in contatto con fonti di acqua contaminate, come piscine, laghi stagni e fiumi. Ma occasionalmente anche con l’acqua del rubinetto, ecco perché l’esperto sconsiglia i lavaggi nasali se non con acqua appositamente preparata e venduta in farmacia. Questo parassita entra nel corpo attraverso la mucosa nasale e poi invade il sistema nervoso centrale.
I casi
I casi venuti alla ribalta negli ultimi mesi sono avvenuti in India, ma ce ne sono stati anche in Italia in passato, ricorda Cascio. “In Italia è stato descritto un caso fulminante in un bambino di 9 anni in Veneto nel 2003. Il bambino aveva giocato in una piccola piscina alimentata con l’acqua del fiume Po, dieci giorni prima della comparsa dei sintomi”. Ma, sottolinea, “a quel tempo, la regione stava vivendo un’estate insolitamente calda”.
Il secondo caso invece è avvenuto nel 2021 ed è stato segnalato al Gaslini di Genova dove un giovane siciliano di 17 anni è deceduto a seguito dell’infezione che “si è manifestata inizialmente con una tumefazione della narice che successivamente si è estesa all’orbita e al cranio”. Purtroppo “Nella maggior parte dei casi descritti nel mondo, la diagnosi viene fatta post-mortem”.