Intervista di lavoro, non scivolare sulla buccia di banana: ora chiedono “quale frutto vorresti essere” | L’esperto in risorse umane risponde
Una domanda davvero inaspettata inizia a comparire nel corso di un colloquio di lavoro: ecco alternative per la risposta.
Sottoporsi a un colloquio di lavoro mette sotto pressione moltissimi candidati, in quanto si è a conoscenza del fatto che si è valutati in base a come ci si presenta, alla propria esperienza e alle risposte che si danno a tutte le domande che vengono rivolte al candidato.
Alcuni intervistatori, poi, pongono delle domande davvero fuori luogo: basti pensare, nel caso delle giovani donne, all’interrogativo che viene posto in merito al volersi formare una famiglia. In questo caso la cosa migliore sarebbe rispondere a tono, in quanto si tratta di una domanda davvero inappropriata.
Eppure, tra i soliti quesiti che riguardano pregi e difetti, debolezze e prospettive per il futuro, ne stanno comparendo alcune piuttosto bizzarre.
Tra queste c’è proprio la domanda “che frutto sei?”, che spiazzerebbe chiunque non l’abbia mai sentita prima nell’ambito di un colloquio di lavoro: un esperto ci aiuta a comprendere quale sarebbe la migliore risposta.
Che frutto sei? Una risposta per ogni cosa
Oltre a “che frutto sei?” ci sono anche stati casi di: “Che colore sei”, oppure la medesima domanda ma con la parola “animale”, o, ancora “che superpotere avresti”?
Questo tipo di domande sono pensate anche per spiazzare il candidato: se, però, si riesce a cogliere la giusta sfumatura e il giusto atteggiamento per rispondere, anche una domanda apparentemente assurda può risultare essere a nostro favore.
L’esperto ci aiuta a rispondere correttamente
A venire in nostro aiuto è Stefan Stern, autore del The Guardian ed ex direttore dell’High Pay Center: l’esperto consiglia, infatti, di fare un largo ma silenzioso sorriso e rispondere “una mela”.
Un’altra esperta nel campo delel risorse umane, inoltre, spiega che il frutto da scegliere varia in base al ruolo che si vorrebbe andare a ricoprire: se si tratta di una azienda tradizionale, consiglia Penny de Valk, meglio parlare “di pere, mele o arance”, mentre frutti più bizzarri possono essere utilizzati se si tratta di una start up giovanile alla ricerca di una persona creativa o fuori dagli schemi. In ogni caso, spiega l’esperta, la cosa davvero importante è saper spiegare poi il perché ci identifichiamo in quel frutto o in un altro. Infatti, è proprio questa spiegazione la parte della risposta maggiormente attesa da chi sta conducendo il colloquio di lavoro.