Salari, in Italia sono al palo dal 1990: intanto il costo della vita è raddoppiato, il grafico Ocse gela l’Europa
Preoccupazione per il futuro degli italiani, secondo quanto reso noto tutto sarebbe rimasto invariato dagli anni 90 oggi mentre il costo della vita e ai massimi storici.
Negli ultimi anni la crisi del lavoro in Italia è stata spesso oggetto di studi sociali nel tentativo di capire come stesse cambiando la nostra società, ponendo attenzione appunto sull’occupazione dei cittadini.
Soprattutto di recente, poi, sono stati istituiti numerosi aiuti per coloro che si trovano in una condizione di disagio con un reddito basso e la difficoltà a trovarono un’occupazione a seconda delle loro mansioni.
In questo, poi, è cresciuto in modo considerevole il numero dei laureati nella nostra nazione, i quali hanno poi scelto un percorso di specializzazione mirato, ma non sempre li ha condotti a risultati sperati nel campo della carriera.
Non a caso, è stato diffuso un nuovo studio effettuato sul cambiamento sociale su tutta l’Europa, il quale evidenzia come lo sviluppo in Italia sembrerebbe procedere davvero molto a rilento.
Stipendi d’Italia, gli stessi del 1990
Come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, negli ultimi anni sono stati numerosi gli studi pubblicati sull’andamento del lavoro in Europa, il tutto nel tentativo di capire come cambia il livello di occupazione nelle varie nazioni. Non a caso, l’attenzione dei media in queste ore si concentra sulla classifica resa nota da OCSE sui dati Eurostat, una classifica che evidenzia come la condizione di occupazione in Italia agli altri paesi (guarda grafico) si è rimasta la stessa del 1990, su una scala di improduttività allarmante.
Sembrerebbe che l’Italia oggi venga considerata una delle più grandi economie presenti in Europa ma al tempo stesso i salari reali siano diminuiti di più, ovvero sono scesa ulteriormente dal 7,3% rispetto al 2021. Un dato allarmante che mette in evidenza come si è ridotto considerevolmente il potere di acquisto delle famiglie italiane. Coloro che vivono con un salario annuale al di sotto del 35.000 euro, dunque, a numerose difficoltà legate al pagamento delle spese più comuni e difficoltà nell’acquisto della prima casa.
Salari al minimo da sempre in Italia
L’andamento dei salari minimi, dunque, è rimasto invariato negli ultimi trent’anni, il tutto con aumento dei costi che hanno reso parte della popolazione italiana i nuovi poveri, sempre più difficoltà economiche e costretti a fare affidamento agli aiuti messi a disposizione dal governo. A questo dato allarmante, poi, si aggiunge anche una crescita molto lenta delle piccole medie imprese che non sono in grado di soddisfare in molti casi le richieste di occupazione per il lavoro.
Recentemente, poi, a intervenire sulla questione è stato Tommaso Monacelli, nonché ordinario di macroeconomia all’università Bocconi di Milano il quale ha parlato dei salari bassi come un sintomo esplicito del malessere profondo dell’economia: “Derivano da una crescita termica della positività totale dei fattori. I salari fermi sono, a mio avviso, la più grande ferita nel modello di specializzazione produttiva dell’Italia, basate sulle piccole medie imprese. Con un impatto inevitabile anche sulla demografia. Con una forza lavoro anziana e poco istruita, per una scarsa percentuale di lavoratori con istruzioni a avanzata, ne risente anche la produttività“. Monacelli e poi concluso così il suo intervento sulla questione: “A ciascuno si aggiunge un mercato di capitali poco dinamico e la ridotta dimensione delle imprese anche per sfuggire ai radar del fisco, generalmente poca aperta per questo all’innovazione tecnologica e dunque al valore aggiunto che ciò genera sulla produttività, il retaggio anche di un capitalismo familiare affetto dal dogma del controllo“.