Devi restituire l’Assegno di Inclusione: l’INPS sta chiedendo indietro i soldi | Ecco come mai
L’Assegno di Inclusione è diventato realtà per molti italiani, ma fate attenzione alla vostra richiesta perché potreste essere costretti a doverlo restituire il prima possibile.
Il mese di gennaio è stato molto intenso per gli italiani che hanno presentato la documentazione necessaria per beneficiare dell’Assegno di Inclusione, così da essere inserito poi nelle banche dati lavorative nel tentativo di trovare un impiego adatto alle loro competenze.
Questo sussidio economico fonda le radici sul Reddito di Cittadinanza, ma si propone come più selettivo e con sanzioni più gravi per coloro che trovano il modo di percepire la somma di denaro prevista senza averne diritto.
Sulla base di tale motivazione, infatti, alcuni cittadini sono stati informati del provvedimento preso dall’INPS che prevede la restituzione dell’assegno, perché sono venuti meno a quanto stabilito con il “patto di disponibilità” al lavoro dopo aver visto accettata la loro richiesta.
Vi sveliamo di seguito, dunque, quali sono i casi specifici nei quali non solo dovete restituire l’Assegno, oltre a essere in una condizione secondo la quale il singolo sta rischiando la misura cautelare del carcere.
Assegno d’Inclusione, ecco cosa rischi se non hai i requisiti per averlo
La misura dell’Assegno di Inclusione, dunque, spetta a tutti coloro che hanno un Isee inferiore a 9.360 euro, ha figli minori a carico, nel nucleo familiare sono presenti persone disabili o over 60 con assistenza dei servizi sociali. Nel caso si rientri nei requisiti in questione si otterrà un assegno mensile di 480 euro, a meno che non risulti idoneo ai requisiti.
Nei casi più gravi, infatti, il cittadino che non ha avvisato gli uffici di riferimento della sua variazione reddituale e/o patrimoniale rischia da 1 a 3 anni di reclusione, gli anni aumentano da 2 a 6 anni se per ottenere l’Assegno d’Inclusione avrò mentito per ottenere il sussidio in questione.
Quali sono i casi in cui dobbiamo restituire l’Assegno d’Inclusione?
Esistono altre casistiche che prevedono la restituzione dell’Assegno d’Inclusione, come nel caso in cui non viene comunicata ai referenti lo svolgimento di un’attività lavorativa con la quale supera i 3.000 euro di guadagni. Questo vale per tutti i componenti del nucleo familiare che traggono vantaggio dal sussidio, in relazione a qualunque tipo di lavoro, comprese le attività in nero. Allo stesso modo, la regola in questione vale anche per coloro che non hanno comunicato le dimissioni avvenute nei 12 mesi precedenti.
L’Assegno dovrà essere restituito anche quando il nucleo familiare indicato nella richiesta non è quello che poi lo percepisce e non solo, dato che questo vale anche per chi ha omesso il possesso di un auto o altri mezzi di trasporto, imbarcazioni comprese, che non favoriscono l’accesso al sussidio. Stessa misura viene applicata anche per il cittadino che ha superato il limite patrimoniale previsto dalla richiesta per l’Assegno d’Inclusione dopo aver ricevuto un’eredità, donazione o vincita di gioco. In tutti questi casi, dunque, l’INPS emetterà un emendamento che sancisce la restituzione del denaro ricevuto con il sussidio.