Il lungo e amareggiato sfogo della modella Nanda Alfi che si sente trattata al pari di una prostituta
Nanda Alfi è una modella, una bella ragazza come tante che ha pensato, dopo l’apparizione nel reality Ti spedisco in collegio andato in onda su Real Time, di provare la carriera di influencer. Visto il mancato successo, la ragazza si è cimentata con la nuova moda ora in voga, le creazione di contenuti sul sito OnlyFans, attraverso il quale si può “vendere” la propria immagine.
In che modo è presto detto. Dopo aver aperto un profilo sulla piattaforma, assieme a video e foto di presentazione atti ad attirare follower adoranti e ammiratori, si propongono anche contenuti privati più osé da offrire però previo compenso o abbonamento. Un modo per monetizzare velocemente usando solo il proprio corpo, che per alcuni diventa un vero lavoro a tempo pieno.
Ma non tutti hanno la fortuna, la capacità e l’attitudine, e quindi preferiscono affidarsi a qualche agenzia che sappia promuovere al meglio il materiale proposto. Con il rischio però di incappare in qualche truffa, come è accaduto alla Alfi.
Nanda Alfi ha raccontato la sua disavventura al Fatto Quotidiano dove ha spiegato in che modo è stata danneggiata. racconta: “A marzo 2020, all’inizio della pandemia, scopro la pubblicità di ragazze americane su OnlyFans che dichiarano di guadagnare molto. Decido così, non potendo più arrotondare come ragazza immagine nei locali a causa del lockdown, di aprire un mio profilo. Nel frattempo continuo a studiare al liceo linguistico”. I soldi arrivano, anche molti, e nel frattempo finito il liceo si iscrive all’Università.
Finché alcune modelle la invitano ad affidarsi ad un’agenzia per guadagnare di più, e Nanda accetta. L’agenzia, che prenderebbe il 30% del guadagno lordo delle ragazze, ha però un solo veto da parte della ragazza: no porno. Ma dopo un escalation di guadagni, si accorge che i contenuti soft da lei creati vengono proposti come altamente hot. Una vera azione truffaldina della suddetta agenzia, che provoca in breve un calo di popolarità e di guadagni, seguito dalle proteste degli utenti e dalla chiusura dell’account.
Prosegue infatti lo sfogo: “Da quando ho firmato il contratto con una società specializzata nella gestione e nella promozione dei contenuti su quella piattaforma, foto e video riservati agli iscritti sono stati pubblicizzati come porno, con espressioni molto pesanti ed esplicite. Molti utenti hanno pagato per sbloccare contenuti non corrispondenti alle promesse e lo hanno segnalato alla piattaforma”.
Come va a finire? Che Nanda scopre, tramite avvocato, di poter rescindere il contratto solo dietro pagamento di salatissime penali, circa 190mila euro. E in più, aggiunge: “Dopo l’accaduto ho ricevuto commenti osceni sul mio profilo Instagram; ormai ero percepita come una prostituta digitale”.