Tachipirina, non prenderla mai così: rischi la vita | Non lo sa nessuno
La Tachipirina, se assunta in dosi massicce, può provocare gravi conseguenze all’organismo umano: ecco come utilizzare questo farmaco.
Partiamo da un presupposto: nessuno può sostituirsi al parere professionale del medico e degli addetti ai lavori in campo ospedaliero. I consigli di dottore e farmacisti, infatti, restano sempre il vademecum migliore per l’impiego di ogni medicinale.
In questo caso, scopriremo i potenziali effetti nocivi del paracetamolo, principio attivo della famosa Tachipirina, nonché di almeno altri 100 farmaci da banco. Disponibile in compresse rigide e orosolubili, supposte oppure sospensione orale, questo farmaco viene in soccorso dei pazienti affetti da influenze stagionali e stati febbrili.
La Tachipirina, inoltre, può essere ordinata tramite prescrizione medica, nella versione 1000, oppure richiesta direttamente al farmacista, a seconda del dosaggio.
La sua estrema diffusione ha creato il falso mito che il consumo abituale di paracetamolo risulti innocuo. Non è così: questo principio attivo, se assunto in quantità molto elevate, può contribuire persino all’insorgenza di letali insufficienze epatiche. Scopriamo dunque qual è la soglia da non superare durante l’assunzione del farmaco.
Tachipirina, attenzione alle dosi raccomandate
L’avvelenamento da paracetamolo avviene solamente nel caso in cui il paziente assuma una quantità molto superiore a quella consigliata dal medico o dal farmacista di riferimento, come d’altronde specificato anche nel bugiardino. Un persona del peso di 70 kg circa, infatti, può assumere 2-3 compresse da 325 mg ogni 6 ore. La dose ritenuta tossica, invece, si aggira sulla trentina di compresse, assunte tutte nello stesso momento. L’eventualità di un’intossicazione risulta quindi improbabile, se non voluta.
Ciò nonostante, è importante approfondire gli effetti di un potenziale avvelenamento da paracetamolo: solitamente questa casistica reca dei sintomi molto specifici. Innanzitutto, possiamo ravvisare episodi di vomito e nausea, che solitamente si manifestano dopo qualche ora dall’assunzione. In questa fase anche il fegato denuncia un funzionamento anomalo. Successivamente, l’intossicazione peggiora lo stimolo del vomito, e possono inoltre insorgere ittero e disfunzioni pancreatiche. In questa secondo step, la minaccia di un’insufficienza renale appare sempre più plausibile. Se gli effetti dell’avvelenamento si prolungano fino a 5 giorni, il fegato può cedere definitivamente, con effetti letali sulla salute del paziente.
L’importanza di leggere attentamente il bugiardino
Sebbene suddetta circostanza si configuri come piuttosto remota, val la pena di rispolverare un doveroso leit motiv. A prescindere dalla presenza di paracetamolo, sconsigliamo caldamente l’assunzione di farmaci a cuor leggero, sottovalutando così i potenziali effetti collaterali sull’organismo.
Ogni medicinale è corredato da un dettagliato bugiardino, che spiegherà accuratamente la posologia consigliata e le eventuali interazioni con altri farmaci.